20 anni di pressione fiscale crescente, ma le entrate fiscali sono sempre le stesse

Negli ultimi 20 anni, dal 2003 al 2023 la pressione fiscale è passata dal 38,8% al 43,7% . La pressione fiscale è la percentuale sul PIL che lo Stato incamera come sommatoria delle imposte dirette sul reddito, sul patrimonio, indirette sui consumi. Il dato del 2023-2024 è previsto in leggero calo al 42.5% ma se il PIL non cresce (denomimatore) l’effetto rischia di essere ancora quello di un dato che non scende, anzi che torna al 43%.

A questa percentuale di pressione fiscale, quindi fa riscontro un ammontare di entrate fiscali di bilancio in Euro che nel grafico seguente ammontano a circa 750 miliardi nel 2021 cioè più o meno lo stesso importo del 2003.

Quindi in buona sintesi lo Stato ha aumentato del 15% la parte di ricchezza prodotta sottratta ai consumi e agli investimenti per ottenere lo stesso risultato di entrate. Ne è valsa la pena? No. Anche perché, il PIL è determinato anche dalla parte lasciata al contribuente per i consumi e all’azienda per gli investimenti, e non è una variabile indipendente dalle politiche fiscali.

Una analisi per tipo di imposta in particolare rivolta a imposte sui redditi separate dalle imposte indirette e su quelle sul patrimonio confermano questa invarianza nonostante si sia alzata la pressione fiscale.

Inoltre, l’errore di considerare le imposte sul patrimonio più certe è già stato commesso durante il governo Monti, con l’IMU sulla prima casa, poiché le imposte sul patrimonio si pagano con il reddito, quindi di fatto sono imposte sul reddito e quindi regressive come l’aumento della pressione fiscale sopra illustrato, cioè che non porta aumenti di entrata in bilancio sia in complessivo che nelle singole imposte.

Anzi a ben vedere i dati, le imposte indirette (IVA) e i contributi hanno tenuto su le entrate fiscali ed è noto che non dipendono dal reddito, quindi sono meno redistributive.

Un altro dato che conferma i dubbi, è il dato storico ISTAT sul sommerso, https://www.istat.it/it/archivio/sommerso passato dal 2003 al 2022 (ultimo dato disponibile) dal 18,3% al 10,5%: dunque “pagare tutti per pagare di meno” non è stata la politica, visto che nello stesso periodo la pressione fiscale è salita dal 38% al 42-43%.

Al di là di effetti annunci, tagli a scadenza del cuneo fiscale, flat tax, è il totale delle entrate del bilancio pubblico che derivano da tasse applicate a cittadini e imprese sulla ricchezza che questi producono è il vero misuratore di quanto la politica economica – in particolare fiscale – di questo governo sarà o meno differente da quelli che lo hanno preceduto.

gianluigi@gianluigimelesi.com

Leave a comment