Senza i dati si va solo a sensazioni, o peggio, a speranze.
La vittoria di Donald Trump nelle elezioni americane ha sorpreso tutti i cosiddetti “isti” e cioè analisti, sondaggisti, giornalisti, economisti e opinionisti. Persino le agenzie di scommesse sono restate spiazzate dal netto successo.
Una delle elezioni più sorprendenti della lunga storia elettorale americana, e non solo, è una vera e propria lezione per il marketing.
Ma non dovrebbe essere tale per chi in realtà dovrebbe conoscere e utilizzare a fondo e bene i dati interpretandone la potenzialità.
Ma proviamo a individuare e interpretare nell’ottica delle 4P del marketing quelli che sono stati gli errori più grossolani commessi dai democratici.
A cominciare dal prodotto elettorale cioè hanno attribuito al candidato avversario una poca “votabilità” che in realtà si è manifestata proprio sul loro stesso candidato.
Il vero prodotto “generalista” “trasversale” e allo stesso tempo personalizzato è stato il candidato fuori dai partiti, considerato popolare più che populista dal corpo elettorale.
Sulla comunicazione l’errore più grande è stato fare pubblicità comparativa negativa esaltando proprio le caratteristiche attraenti per l’elettore del “prodotto” concorrente.
Evidentemente, poi, anche la distribuzione, cioè i canali che Trump ha usato per far conoscere e apprezzare il prodotto sono stati più coerenti di quelli dei democratici, poiché gli Stati decisivi sono quelli col voto dei ceti bassi più sensibili alla crisi industriale degli USA.
Il prezzo nelle elezioni è rappresentato dalla politica economica: gli elettori dimenticano velocemente la precedente amministrazione e la crisi economica da cui sono stati salvati, e, anzi, quella parte degli elettori decisiva era parte di coloro i quali non hanno ancora recuperato il reddito ante 2009, prima della crisi. Non tutti: ma quella parte più importante per vincere.
Le elezioni americane – che sono anche un business rilevante nell’economia americana dalle primarie alla campagna vera e propria – hanno mostrato quindi vari errori commessi da chi ha perso, e capacità scelte oculate e vincenti da parte di chi diventerà Presidente.
Grazie ai numeri, ai dati e alle analisi si è ragionato non sulla massa, ma su singoli gruppi di nicchie di elettori decisivi, studiando bene i punti di forza e di debolezza della proposta concorrente in termini di offerta, utilizzando canali di comunicazione e mezzi e persino il linguaggio coerenti con il mercato obiettivo e non “corretti” o “piacevoli” in sé.
Tutto questo grazie alla capacità di raccogliere e selezionare dati, analisi, informazioni elaborando ipotesi di lavoro proprio come in una azienda quando si decide su come far proprio un mercato obiettivo: il vero e proprio know-how strategico commerciale.