In questo periodo i vertici delle aziende sono impegnati ad analizzare il mercato e ad elaborare nuove strategie, confermando aggiornato o stravolgendo quelle pre pandemia.
La nuova strategia, cioè l‘identità dell’azienda e la parte del mercato che essa intende denifire come sua, e il come, va comunicata in modo pianificato, tempestivo, convincente, chiaro, preciso, conciso ed efficace, e condivisa e fatta propria da tutti.
Spesso le nuove strategie comportano di modificare profondamente anche l’organizzazione dell’azienda, gli strumenti utilizzati, i ruoli ricoperti: in questi casi, un ulteriore bisogno di comunicazione interna, di formazione e di mentoring si impongono.
In questi frangenti, si sprecano documenti corposi elaboratissimi, stilati e presentati con strumenti digitali e di comunicazione trendy, scimmiottando grandi influencer quasi si trattasse di cambiare il mondo, e non semplicemente di misurare il cambiamento, prolissi e spesso pieni di visioni pomposamente profetiche, fatte di dati e informazioni raccattate in giro e prive, alla base, di modelli rigorosi di creazione di scenari, infarciti di slogan preconfezionati e ammiccanti.
Il rischio è quello di creare scetticismo in azienda, provocare disincanto presso i clienti, ottenere risultati deludenti nel momento più critico.
Non c’è tempo per i profeti, i visionari, i formaggi spostati, gli oceani blu, i fanfaroni, i ciarlatani e i peracottai: il momento richiede manager seri e grandi imprenditori. Ancora più grandi.