Il marketing digitale ha indubbi vantaggi rispetto a quello tradizionale, tra i quali i più importante è la disponibilità dei dati:
- dati di analisi in tempo reale per misurare il mercato potenziale: il business di Google, di Amazon, di Trip Advisor, di iCoyote è la vendita di dati
- dati sul mercato della comunicazione, degli influenzatori e della stampa, delle informazioni, i market place frequentati dal buyer potenziale,
- dati immediati di misurazione dell’efficacia di ogni azione, di vendita, di comunicazione, di ricerca di relazioni
Tutto ciò consente di costruire un piano di marketing e di comunicazione “a ritroso” cioè partendo dal risultato voluto e dai dati disponibili e risalendo fino al prodotto/servizio, alla distribuzione, alla comunicazione, al prezzo e al posizionamento.
L’effetto più interessante del marketing digitale è stato quello di mettere in crisi il mercato pubblicitario complessivo che, oltre a spostarsi verso il digitale, si contrae perché non si va più a tentativi o a intuizioni, ma banalmente dai dati.
Ma c’è qualcosa di diverso dal marketing tradizionale? L’analisi della catena di valore dell’azienda che si propone di vendere un prodotto o servizio e di quella del cliente/consumatore potenziale è comunque un fattore critico di successo. Nel BtoB la mappatura e l’analisi di tutti i fattori critici del cliente potenziale, del profilo del buyer, della tecnologia, delle strategie del settore al valle, degli scenari, del rischio, dell’organizzazione di vendita e della sua efficacia sono e restano tutte attività critiche.
Semplicemente, in un mondo digitale, ci si accorge che l’aggiornamento del sistema prodotto/servizio e dell’efficacia dell’organizzazione e del piano di azione commerciale è più frequente poiché gli orizzonti temporali sono sempre più brevi, il riscontro immediato, la retroazione quasi istantanea, il controllo e l’aggiustamento sono in tempo reale.
Ma in fondo chi ha avuto successo non l’ha sempre fatto?