Autostrade per l’Italia: qual era la delega ai manager, quali gli strumenti di controllo?

Atlantia

La vicenda di Autostrade e della controllante Atlantia dei Benetton, e la revoca della fiducia all’Amministratore Delegato, mi ha fatto tornare in mente un libro di molti anni fa, ripubblicato in questi giorni da Raffaello Cortina Editore col titolo, in italiano, Leader Giullari Impostori.

Per inciso, i titoli originali dei libri di questi due autori, Manfred Kets e de Vries, noti per le molte pubblicazioni sulle teorie organizzative, sono ancora più diretti e drastici: The Irrational Executive: Psychoanalytic Explorations in Management, o addirittura, A Clinical Approach to the Dynamics of Leadership and Executive Transformation.

Tornando al libro di recente ripubblicazione, una parte molto gustosa è quella relativa all’uso dell’umorismo e soprattutto dell’autoironia in azienda per rafforzare la coesione e per smascherare i manager impostori, i falsi leader, i fanfaroni incapaci.

Chi non è autoironico, chi non sa ridere e sminuire le tensioni, sostiene il libro, chi si isola e pontifica, chi scappa dalle relazioni, chi è eterno assente, spesso lo fa per nascondere la mancanza di capacità di leadership.

Tutti noi incontriamo in azienda personaggi di questo genere che generano conflitto e disorientamento e distruggono il clima in azienda, tutti noi nella nostra vita professionale ci siamo trovati di fronte a manager inadeguati e insopportabili.

Ma anche così, un retropensiero si fa subito presente di fronte a uno stile di direzione irrazionale o peggio: dov’è la proprietà che ha nominato quella Direzione Aziendale? Qual è la delega che è stata data al CEO, al CFO, al CDA al Direttore Generale, se dall’azienda scappano tutti per le vessazioni e le prepotenze, col rischio che prima o poi la voce giunga ai clienti e fornitori?

E’ questa la domanda che, al di là di stili di direzione distruttivi, sorge anche nella drammatica vicenda della Società Autostrade. Il paradosso è che la stessa proprietà si è detta stupita della mancanza di controllo, di delega controllata e di misurazione della capacità di far fronte ad obblighi di legge, a procedure e processi la cui inosservanza mette a rischio la concessione autostradale, cioè la stessa esistenza dell’azienda. 

Ma un modello societario e organizzativo/industriale basato su controlli e consulenze professionali di consulenti aziendalisti di parte terza su attività critiche, sul limite della delega agli amministratori ruguardo a questioni strategiche che mettono in discussione il valore aziendale, la continuità del business, chi lo doveva disegnare se non la proprietà stessa insieme a professionisti non dipendenti dall’amministratore delegato?

Non dovrebbe anche lo stesso incarico al CEO essere basato, oltre che su parametri economico/finanziari, su questa parte del risultato, cioè il rischio aziendale, l’immagine aziendale, il suo ruolo sociale, il rispetto delle normative, la qualità dell’organizzazione?

Quando qualcuno controlla se stesso, c’è sempre qualcosa che non va.

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