
Da qualche tempo nelle visure camerali è disponibile una informazione in più nelle certificazioni di impresa: il rating di legalità. Va da una stellina a tre stelline come punteggio massimo.

Il regolamento per l’attribuzione del rating e l’elenco delle aziende sono disponibili al sito dell’attività Garante della Concorrenza: https://www.agcm.it/competenze/rating-di-legalita/.
E’ interessante notare come il rating dipenda anche da alcuni parametri che non sono strettamente legati alla gestione “negativa” ma anche a quella preventiva.
Alcuni esempi:
- Adesione a protocolli di legalità sottoscritti dal Ministero degli Interni
- Utilizzo di sistemi completi di tracciabilità dei pagamenti anche per importi inferiori a quelli obbligatori
- adozione di una funzione o struttura organizzativa, anche in outsourcing, che espleti il controllo di conformità delle attività aziendali alle disposizioni normative 231/2001
- adozione di processi organizzativi volti a garantire forme di Corporate Social Responsibility, anche attraverso l’adesione a programmi promossi da organizzazioni nazionali o nternazionali e l’acquisizione di indici di sostenibilità
- Di essere iscritta in uno degli elenchi white list di fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativi di infliltrazione mafiosa
- di aver aderito a codici etici di autoregolamentazione adottati dalle associazioni di categoria o di aver previsto, nei contratti con i propri clienti meccanismi di conciliazione con associazioni di consumatori o di categoria
- di aver adottato modelli organizzativi di prevenzione e di contrasto della corruzione.
In conclusione, questi e altri sono e dovrebbero essere parametri per “fare affari” – e per quanto mi riguarda anche solo bere un caffé! – prima ancora di entrare in contatto con chiunque metta piede nella vita aziendale. E in particolare aggiungerei:
- Creazione di una banca dati per rilevare e tracciare episodi di mobbing e discriminazioni nei confronti di collaboratori per i quali l’azienda sia stata condannata, con creazione di un meccanismo di whistleblower a livello di Authority Nazionale con possibilità di indagini
- Se l’azienda fin dall’assunzione del nuovo collaboratore, facendo sottoscrivere un regolamento che rimanda alla normativa europea sul lavoro che chiarisce in modo contrattualmente chiaro e preventivo l’azione disciplinare in caso di violazione, e comunque, periodicamente forma i collaboratori sulle regole di inclusione, anti mobbing e non discriminazione dei colleghi di lavoro.
- Inclusione tra i parametri delle aziende “cattivi pagatori” segnalate dal sistema bancario che non rispettano i tempi di pagamento concordati con i fornitori, e previsti dalla normativa UE, pur avendo rating finanziari e disponiblità liquide.