
Siamo ad agosto e i nostri cellulari si riempiono di immagini, e così il web e tutti noi abbiamo visto foto divertenti, memorabili sul web.
Valentino Rossi ha annunciato la gravidanza della sua compagna con un simpatico siparietto in cui il “dottore” la visita, con tanto camice e targhetta (disegnata a mano, come farebbe un bambino, molto simpatica).
Si dice sempre che rispetto ai testi di comunicazione le immagini siano immediate, universali ed emozionali, ma l’immagine ha soprattutto il vantaggio di disporre di un elemento imbattibile: essa viene animata dal lettore come farebbe con un titolo evocativo e la copertina di un libro che ci immaginiamo essere intrigante.
Siamo noi dunque a scrivere la storia, la didascalia o il commento di quell’immagine.
Le immagini dunque per il brand di Valentino Rossi oggi parlano di un evento fondamentale nella sua vita, nelle nostre vite, un evento familiare, un evento emozionante, e l’elenco degli aggettivi potrebbe continuare, ma tutto questo avviene in modo miracoloso e cioè siamo noi che attribuiamo a tutto questo l’aggettivo che è la qualità in cui meglio ci identificihiamo e non l’autore del post stesso.
Qualcuno ricorda il verso “il bel tacer non fu mai scritto”? Ebbene ci sono casi in cui un commento in più, una sola sillaba di troppo tolgono e non aggiungono, e rendono meno universale e unico il messaggio. Messaggio che deve essere inclusivo, creativo e costruttivo e ci deve coinvolgere.
Nelle attività lavorative di tutti i giorni questa portata delle immagini dei social, insieme al processo di digitalizzazione, hanno un significato molto interessante: ogni singolo giorno è fondamentale ricordare qual è in sintesi come azienda la nostra identità, chi siamo, cosa ci facciamo in azienda e qual è il nostro obiettivo: sintesi ed efficacia sono sempre un’arma vincente.