I risultati delle elezioni amministrative 2021 mostrano un fenomeno sociale recente già in atto in molti Paesi occidentali. Mi riferisco a grandi città e metropoli orientate verso sindaci partiti progressisti ed ecologisti, opposte a una provincia più fautrice di istanze tradizionaliste, conservatrici e legate al mondo produttivo inteso per manifatturiero, industriale.

Questo dato stravolge le regole comunemente accettate solo pochi anni fa: un nord produttivo di centrodestra (con eccezione di alcune province dell’Emilia) un centro a forte concentrazione di centrosinistra e un sud “swinging”, mobile, insomma. Ora, le due Italie sono ovunque geograficamente: le città e la provincia, indipendentemente dalla latitudine. Il Giano bifronte, del libro di Nando Dalla Chiesa in versione aggiornata.
Quando presso i clienti nei miei progetti di consulenza facciamo il profilo del consumatore, le personas, come vengono definite, quello “cittadino” è spesso descritto come “fighetto” quello della provincia invece “briatorino”.
Il primo, il Fighetto di città, ha come modello di consumo Greta, non lavora in fabbrica, forse non ne ha mai vista una davvero, gira con la borraccia per non consumare plastica, si muove in bicicletta o monopattino (solo un 20enne su 5 fa la patente), consuma etico, vegetariano e bio, è iper connesso (da qui la sua tenedenza a considerare il suo “5 million club” rappresentativo del mondo), e in una città come Milano che galleggia sull’acqua dove le cantine e i box nei quartieri sud e le metropolitane soffrono di infiltrazioni, si lava i denti a secco perché è convinto che in Africa dove manca quell’acqua servirà. In Sicilia, l’acqua manca, ma il fighetto è più interessato ad altri continenti che al suo vicino di casa.
Ad opporsi al fighetto di città, c’è il Briatorino di provincia, l’auto per lui è ragione di vita, al punto di aver disimparato a camminare per più di 50 metri, lavora in aziende produttive, dove secondo lui si fa concretamente qualcosa, è convinto che in città siano tutti fighetti e fan di Greta, individualista, lo spreco alimentare in persona, considera ogni impegno sociale, e persino la propria appartenenza, in qualche modo, a una società come un esercizio accademico e che l’ambiente sia una variabile indipendente.
Si potrebbe andare molto avanti e in profondità in questa nuova psicografica che definisce queste due “personas” diversissime e quasi opposte tra loro.
Chi vincerà? Non so. Ma la battaglia è aperta anche per mantenere il presidio del proprio mercato e della propria comunicazione, anche social, che per forza di cose deve tenere conto di questa dicotomia quasi contrapposta di stili di vita e motivazioni!
E sicuramente di noi altri, quelli che sono schiacciati dall’ennesima nuova edizione dell’Italia delle fazioni, che siamo vittime di entrambi e che potremmo essere infastiditi da una comunicazione che ammicca troppo ai luoghi comuni. Ne sia un esempio la tendenza a mutuare dalla comunicazione americana il termine “boomer” che in Italia non ha alcun significato né parallelo: il rischio è davvero di fare un buco nell’acqua.