
Le Fiat 500N, modello del 1957 nel 2016 è stata l’auto d’epoca più ricercata. Dei 6 milioni di esemplari prodotti fino al 1977, oggi ne sono registrati ancora 400 mila, di cui 20 mila in giro per il mondo posseduti da appassionati di quest’auto unica nel suo genere che ha molti appassionati e un sito dedicato https://www.500clubitalia.it/.
Esistono quotazioni dei modelli delle 500, da 20 a 30 mila Euro ma alcuni modelli, introvabili, originali, se ben tenuti possono arrivare anche a 50 mila Euro: https://it.motor1.com/news/231348/fiat-500-depoca-le-quotazioni-schizzano/ I prezzi continuano a salire, e questo è ancora più incredibile se si pensa che stiamo parlando di un’auto che era economica quando è stata prodotta e introdotta sul mercato.
Secondo il classico della letteratura del lusso Luxury Strategy, break the rules of marketing to build luxury brands, il tempo è un investimento che fa capitalizzare il valore del bello, perché la 500 del 1957 è una perla della bellezza del design italiano cui bisognerebbe tornare un po’ per tutto il design non solo delle auto, e come altri generi di beni di lusso, nel tempo, ciò che è vero lusso si rivaluta infrangendo le regole che valgono per altri beni di consumo anche durevole.

Ma in che cosa la Fiat 500 ha seguito la strategia del lusso? Lo dice il sottotitolo del libro: bisogna infrangere le leggi del marketing per costruire un brand di lusso, andando controcorrente, distinguendosi, dando unicità, qualità assoluta, rapporto umano, esperienza emozionale, insomma creando per il proprio prodotto e servizio una sorta di antilegge. Ed è questo l’avviamento, il marchio, il brand, il goodwill che rende un’azienda forte e di valore.
Riprendendo in breve qui di seguito queste leggi sul vero lusso, è sorprendente vedere come questo caso di successo le ha quasi seguite tutte!
- non si posiziona sul mercato razionalmente e non si paragona con alcun altro o con alcuna scala di valori
- non è un prodotto stardard in ogni senso e ha nella propria natura l’unicità
- non asseconda i desideri del cliente e non è mai prevedibile
- non è per tutti, anzi tende ad escludere una buona parte o gran parte dei clienti e a dominarli senza dare loro troppa confidenza, mantenendo la distanza nell’ottica dell’esclusività
- non risponde alla domanda crescente, anzi, punta a far mancare prodotto sul mercato nell’ottica della rarità
- non è disponibile facilmente, usa solo marginalmente l’ecommerce per completare la relazione esclusiva con il cliente e tende ad essere di difficile reperibilità
- non rende pubblici i propri clienti e non li usa per convincerne altri a diventarlo
- non utilizza la pubblicità per aumentare le vendite, non usa testimonial, non cerca consenso, non cerca di essere popolare, va controcorrente
- non utilizza la comunicazione se non per promuovere arte, cultura, storia e cose che non hanno a che vedere con la quotidianità
- non allinea il prezzo reale al prezzo atteso, ma lo tiene molto più in alto
- non è il prodotto che fa il prezzo, né solo il prezzo a fare il prodotto: è il lusso dell’unicità a fare il prezzo
- non è diminuendo il prezzo che si aumentano le vendite, al contrario è aumentandolo progressivamente
- non è forzando l’acquisto nel negozio fisico o digitale che si fa lusso, al contrario si cerca di capire fino in fondo se quel cliente è davvero il cliente per il nostro prodotto e se non sarà deluso dopo qualche tempo dall’acquisto
- il negozio non è il punto vendita, è un museo sensoriale, è la casa del cliente, il suo rifugio, il suo segreto, il personale di vendita sono i suoi confidenti, il suo mondo
- il lusso è rapporto umano, rapporto personale, servizio unico, relazione curata, duratura, esclusiva, intensa e raffinata.