“Come sono queste brioche?” “Buone!”

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Torta

Cari Italians, egregio dottor Severgnini, Enea Berardi ci ha deliziati con il cliente smemorato italiano al ristorante: io più modestamente direi che c’è anche quello da bar (“Al ristorante: il “Cliente Smemorato” e affini”, https://bit.ly/2vixhiM ). Ricordate la famosa gag del gusto di gelato al pistacchio che il cliente continua a richiedere nonostante il barista gli dica in tutti i modi essere l’unico che è finito? La mattina nelle caffetterie italiane a volte si svolge spesso una scena altrettanto divertente, quando un certo tipo di cliente, arriva di fronte alla vetrina dei dolci, quattro metri di lunghezza e uno e mezzo di profondità, e chiede: “Come sono le brioche?”. A questo punto il gestore inizia con la filastrocca: “queste sono con crema, queste alla marmellata di mirtillo, albicocca, fragolina di bosco dell’Umbria e uvaspina del Mugello, vegane, vegetariane, fruttariane, verduriane e senza glutine, per ciliaci, qui abbiamo i croissant alla nutella, i fagottini pere e cioccolato, poi ecco qui le crostatine, anch’esse alla frutta, alla marmellata, o crema, mela, le frolle, le sfoglie, i pasticcini, i pasticciotti, i bigné, i cannoncini, i bigné, i cannoli e le cassate siciliane, le torte…”. La risposta, inevitabile come la pioggia in questi giorni, è: “no, vabbè la prendo vuota”. Una delle volte in cui mi sono divertito di più, infatti, è stata proprio oggi in un bar di Nova Milanese in piazza, dove i metri di esposizione erano solo due, ma c’erano almeno 20 gusti diversi e dove la cameriera in modo molto sagace alla domanda della cliente “Come sono queste brioche?” ha risposto prontamente: “buone”. PS: un saluto a Giovanni, il mio barista di caffetteria di fiducia a Milano: non dico di quale caffetteria, ma lui di queste storie, potrebbe farne un libro. Quando esco dopo il caffè, siccome lo tormento chiedendogli di raccontarmene di nuove, mi saluta sempre con un (citazione di Govi): “Arrivederci…ma raramente!”.

Il ritorno ai mercati ambulanti: torneremo al porta a porta?

Marché

In Francia si sta sviluppando molto il commercio ambulante gestito direttamente dai produttori o trasformatori del prodotto.

Ai settori tradizionalmente votati ai mercati di strada, come frutta e verdura e abbigliamento o calzature, si aggiungono formaggi e salumi, prodotti tipici locali, artigianato, olio e vino e macellerie, i cui piccoli produttori, aziende familiari,  spesso non hanno un vero punto di vendita.

Il ritorno al commercio con dettaglio ambulante è una risposta efficace al commercio elettronico, poiché in questo caso è il prodotto che va dal consumatore e non viceversa, e può sfruttare i moderni strumenti di analisi dei dati per “posizionare” la bancarella.

Già oggi, in Italia, molti ambulanti arrivano al mercato di strada locale, con ordini fatti via cellulare dagli abitanti della zona, che passano solo a ritirare, o addirittura, che attendono il “ragazzo con la bicicletta e la cassettina dietro” che va e viene dal mercato verso le case del quartiere. Una strategia efficace per ottimizzare gli acquisti.

Un settore che non è mai decollato veramente in Italia, il porta a porta, fatto direttamente dal mercato locale, anche visto l’invecchiamento della popolazione, potrebbe quindi rappresentare un’ulteriore risposta efficace sia alla grande distribuzione, sia all’e-commerce.

Insomma i venditori del “Folletto” hanno sempre molto da insegnarci!