Una giornata (semiseria, ma non troppo) in Azienda

Una giornata in azienda

FOTO Libri: “Una Giornata in Azienda”, per manager e affini

“Credo che la vostra economia dovrebbe ruotare attorno al benessere generale e che voi dobbiate organizzarvi secondo principi razionali e iniziare a seguire maggiormente le leggi della logica che se anche dimostrate di comprendere in pratica poi ignorate…”

Il racconto più odiato da Dirigenti, Manager e Presunti Tali.

Con uguale dose di realismo, ciò che è stato fatto per i redditi da capitale va fatto anche per i redditi da lavoro

http://italians.corriere.it/2018/06/12/foto-103/

FOTO La flat tax, i conti economici, la tartaruga e la lepre

risponde Beppe Severgnini

Egregio Severgnini, chi argomenta è considerato noioso da chi è smart sui media; ma i ragionamenti prima o poi si incontrano come la tartaruga e la lepre nella favola: ed è la prima a vincere. Le aliquote fisse su rendite finanziarie o immobiliari non hanno favorito gli evasori: è stato premiato chi già pagava tutto, e troppo, e anche per chi evadeva. Con ulteriore realismo va fatto anche per i redditi da lavoro, salvo credere che il carrozzone pubblico “redistribuisca” davvero quanto toglie ai redditi alti. Renzi annunciò nel 2014 una riforma dell’IRPEF (mai fatta), ma l’errore è di guardare la media del “pollo di Trilussa” e dire che 98% degli italiani guadagna meno di “tot“ e allora quel “tot” è alto. Sbagliatissimo: un reddito da 2500 euro al mese al netto di imposte è 1.200 o 1.400, il che oggi non basta da soli. Con 2 figli servono 4 mila euro che netti sono 2.500 mila euro e di più se si ha partita IVA. Sono redditi da Paperone? E quanto pesano davvero 200 euro in più su un reddito da 1.200? Molto più di 800 su uno da 4.000! La politica economica “non è sport per signorine” diceva qualcuno. Tu dici che con la Flat Tax si scassano i conti pubblici (“Flat tax, un regalo solo per i ricchi?”, https://bit.ly/2JrMa96 ), a meno di avere una crescita eccezionale. Per avere crescita bisogna tagliare 50 miliardi di spese in un bilancio fatto di sprechi, incentivi alle imprese e altre prebende, come dicono Alesina e Giavazzi, e avere meno titoli pubblici da rinnovare ottenendo come la Germania tassi negativi. Gli elettori dicono che è venuto il momento di rendere indipendente la variabile dipendente: “fate come volete ma più di tanto non possiamo più pagare”. Traduco: la crescita eccezionale viene proprio dall’avere più reddito da investire e spendere. Mi scuso per aver annoiato, la lepre è arrivata da un po’, e io, tartaruga, però ci sono arrivato con precisione: minore spesa pubblica + minori tasse = più crescita = più avanzo = meno debito = meno spesa pubblica = meno tasse = più crescita = meno debito……

Gianluigi Melesi ,

 La Tortue et la Lièvre

Il Controllo di Gestione non sono numeri e non è neanche un programma.

COGE

Spesso succede di ricevere da contatti su Linkedin richieste di un modello di base di un controllo di gestione, quasi che il consulente fosse un programmatore. Chi lo richiede pensa a un modello preconfezionato da adattare alla situazione specifica.

Ma il controllo di gestione sono numeri? Si tratta soltanto di leggere in modo diversi i costi e i ricavi come fosse un algoritmo di riclassificazione? O piuttosto uno strumento conoscitivo, un modo di vedere i numeri in modo diverso, spesso provocatorio, che spesso mette in crisi il modo con cui vengono raccolti contabilmente quei numeri?

La domanda da porsi è: dov’è il valore che io creo e per avere il quale il mio cliente è disposto a pagare più, persino molto di più, di quello dato dalla sommatoria delle risorse che utilizzo?

In realtà, quindi, i parametri che permettono di “ridisegnare” il risultato finale, o addirittura di metterlo pesantemente in crisi, sono più importanti delle formule. La natura dei  misuratori di assorbimento delle risorse che i costi quantificano, i ragionamenti industriali e gestionali, commerciali e soprattutto strategici, l’analisi del valore che richiede approfondimenti sulla catena dello stesso, sono aspetti più critici.

Uno strumento manageriale è un metodo conoscitivo della situazione gestionale, commerciale, di mercato se e solo se incorpora la managerialità, le competenze, le visioni, cioè il piano di azienda di chi dovrà utilizzarlo.  Progettare un “cruscotto” di controllo e gestione è la parte più importante del processo di sviluppo del modello.

Farlo con il professionista giusto significa agire veramente sulle determinanti del risultato e capire dove sta veramente il valore. Se c’è!