Quanto sono “bucabili” i siti internet e le aziende che gestiscono i nostri dati in formato elettronico?

Tutto si sposta on line: e la sicurezza dei dati?

Tra un dibattito sulla vaccinazione per i bambini e l’altro sull’omeopatia definita come “acqua fresca”, c’è la realtà del mondo che” va avanti uguale”, come dice il mio amico filosofo,  “con o senza noi in modo tale e quale”.

E la realtà ci dice che ci stiamo spostando tutti, chi più chi meno (in Italia “meno”, soprattutto la Pubblica Amministrazione) verso un mondo fatto di comportamenti , attività, lavori, acquisti, tutti sul web, on-line, digitalizzati, smaterializzati, elettronici (le fatture) e questo provoca ben altri “virus” e rischi.

Rischi, apparentemente  meno dolorosi di una poliomelite o tbc o epatite che riporti il tasso di mortalità infantile agli anni ’30 come vorrebbe qualcuno, ma sicuramente non meno gravidi di conseguenze.

Il garante della Privacy, Corriere, pagina 27, continua  a dire quello che nessuno ha né il coraggio, né l’ardire di affermare, forse perché spaventa i cittadini e soprattutto i consumatori che andando sul sito dove mettono i propri dati personali  per effettuare i pagamenti, rassicurati dalla scritta “questo è un sito sicuro”, non sarebbero proprio sereni leggendo la scritta “sì, ma non abbiamo mai fatto dei penetration test seri indipendenti e non abbiamo neanche la certificazione ISO 27000 per la gestione della sicurezza dei dati” e tutta una serie di strumenti che sono requisiti minimi e ci sono e dovrebbero essere resi obbligatori”.

E se anche non ci andiamo su questi siti, illusi dall’innalzamento a 3000 euro dell’uso dei contatti, avviene che periodicamente l’hacker di turno spesso ancora fresco di scompensi ormonali puberali, entra viola i dati di un ospedale delle cartelle sanitarie, l’elenco dei correntisti di una banca, la posta elettronica di Hillary o l’account di Twitter di Obama e chi più ne ha più ne metta, soprattutto se gli hacker sono russi.

Se le aziende tradizionali si tutelano sulla privacy, possibile che non ci sia una legge che obblighi davvero a questi standard chi opera sul web?

Se il Consulente Senior ha 33 anni….

Mercato del lavoro: con questi profili sei vecchio anche a 30 anni

Mercato del lavoro: con questi profili sei vecchio anche a 30 anni

Caro Beppe, l’evoluzione del mercato del lavoro accelera grazie anche alla nuova legislazione del lavoro, e, come consulente ricercatore, sto conducendo per un cliente uno studio sugli strumenti digitali sviluppati per far incontrare i candidati e le aziende, la domanda e l’offerta. In effetti la discussione della settimana sul “Corriere”, e cioè l’amara considerazione che noi 50enni non abbiamo mercato nelle ricerche, trova conferma: chi ha professionalità spendibile sul mercato si mette in proprio con la Partita Iva, spesso guadagnando netto meno di un cameriere poiché ci dobbiamo pagare da soli tutti i contributi, gli altri cambiano vita e fanno tutt’altro rispetto a ciò che hanno studiato e come esperienza di lavoro. Ma non è che dal mio studio quelli di 40 o 30 anni se la passino meglio! Infatti, se gli strumenti evolvono verso i modelli usati all’estero, a mettere gli annunci restano sempre gli stessi inserzionisti di prima. Come diavolo fa un “Contabile Senior” ad avere massimo 33 anni, esperienza di 6 anni, iscrizione ad albo professionale e profonda conoscenza di una svariata sequela di applicativi e norme tributarie e giuridiche? Lo stesso vale per un “Consulente Senior” di 33 anni. Senior? Ci sono anche profili con indicato “massimo 29 anni”. Ovviamente inglese fluente per tutti! Si sono dimenticati l’esperienza internazionale, magari in multinazionali, un master, e magari una esperienza di volontariato o sportiva. Dunque uno si laurea, se è al top a 22-23 anni circa poi va a lavorare all’estero per avere l’inglese fluente, fa un master, 3 anni per l’abilitazione, 6 anni di lavoro, magari corsi informatici e sulla legislazione, insomma prima dei 35-40 non arriverà mai a questi requisiti. Ma se fosse un genio davvero e ci arriva a 30 anni, pensate che venga da voi in Italia a lavorare come “Senior” per 1.300 euro netti base più bonus a risultato?