Alessandro Manzoni? Questo mercato editoriale l’avrebbe ucciso.

Alessandro Manzoni? Questo mercato editoriale l’avrebbe ucciso

Il mercato editoriale va a picco ed è un settore che conosco, leggendo molto e frequentando alcuni librai indipendenti.

Ultimamente si è visto di tutto da parte delle case editrici: libri di noti scrittori americani da prenotare in anteprima che costano di più dell’edizione poi distribuita nel giro di un mese.

Poi la riduzione drastica del numero di titoli nei cataloghi accompagnata dalla scomparsa degli agenti non legati alle due o tre solite note case editrici, le quali pubblicano quasi sempre i titoli esteri tradotti in italiano e sempre meno talenti italiani.

Gli editor non imbroccano più un titolo che uno: alla seconda fregatura il lettore anche più illuso si fa un pelino più furbo. A parte libri tradotti si pubblicano cose inguardabili, ma soprattutto invendibili e infatti non vendono! Qualcuno si fa persino finanziare dalla “nota casa di moda” per un libro che pubblicherà a tematica “il mondo delle griffe”. A quando il libro giallo ambientato nel mondo delle minuterie metalliche finanziato dalla nota catena di ferramenta “il paradiso della brugola”?

Anche se si parlasse di un prodotto e non dell’oggetto più bello del mondo, il libro, il consulente che è in me direbbe che anche un bambino capisce che se io stesso svaluto il valore di ciò che creo, produco e vendo non posso pretendere che altri ve ne trovino alcuno.

Sul Corriere a novembre 2013 è uscito un bellissimo pezzo di Paolo Di Stefano dal titolo “se la qualità dei libri è garanzia economica”, in cui si invitano le case editrici ad aver coraggio e pubblicare cose ambiziose prendendosi dei rischi, cercando il talento invece di pubblicare cose “brutte” che si vendono a breve. Se va avanti così i libri finiranno tutti on-line da scaricare gratis e solo quelli più cliccati dai lettori verranno poi stampati. Ma allora a cosa serviranno gli editori? Ci basteranno gli stampatori!

Anche Dacia Maraini ha scritto un pezzo sul Corriere recentemente parlando di molti noti scrittori che si sentono dire dagli editori – che scartano i loro titoli – che dovrebbero scrivere più semplice (!?) usando il gergo moderno, lo slang adeguato – per parafrasare Luttazzi – per venire incontro alla ridotta capacità mentale del lettore così come l’editore la immagina.

Insomma Manzoni oggi dovrebbe scrivere “la sfigata rispose”.

Ultima parafrasi tratta dal film “in & out”? Per fortuna che è morto Alessandro Manzoni, questo mercato editoriale l’avrebbe ucciso.

LO STUDIO PROFESSIONALE: UNA NUOVA SFIDA DI CRESCITA

http://www.cedec.it/notizie/lo-studio-professionale-una-nuova-sfida-di-crescita

Gli Studi Tributari Associati, gli Studi di Commercialisti, di Revisori e di Ragionieri iscritti all’albo – e più in generale tutti gli studi professionali dagli avvocati agli architetti, dagli ingegneri ai periti – si trovano di fronte ad un momento di particolare evoluzione verso nuovi scenari del mercato di riferimento di cui la crisi in atto è solo un fattore di accelerazione.

Sono ancora di comprendere a pieno gli effetti della riforma sulle Società Tra Professionisti – STP e le opportunità offerte di questa nuova tipologia di natura giuridica per l’esercizio delle attività professionali. Da un lato l’opportunità è quella di creare una aggregazione organizzata ed efficiente di figure professionali che possa competere come dimensione con realtà più strutturate. Dall’altro la riforma prevede l’ingresso di soci di capitali – seppur attualmente limitato a un terzo del capitale sociale – costituendo così una minaccia rappresentata dall’ingresso di grosse realtà internazionali che possono sfruttare sinergie e fare sistema.

In questa prospettiva gli studi professionali di medie dimensioni – in cui esiste spesso una figura del socio fondatore, magari di una seconda generazione e con qualche associato e non diversa dal modello della PMI familiare – si trovano nella classica posizione “a metà del guado”.

Queste realtà soffrono più la concorrenza sui prezzi dei servizi routinari continuativi ad alto costo di manodopera (contabilità interna, dichiarazioni, avvisi bonari, cartelle esattoriali) da parte dei CAF e dei professionisti individuali (e in futuro magari anche da parte di centri esternalizzati in Paesi dell’est Europa), e al contempo, sono meno strutturati di studi medio-grandi o internazionali per i servizi di consulenza a valore aggiunto quali operazioni societarie, gestione immobiliare, società estere dei clienti e fiduciarie, finanza straordinaria, internazionalizzazione, gestione del passaggio generazionale dei clienti, incarichi giudiziali e procedure concorsuali.

I temi posti con urgenza dal mercato sono dunque:

Dimensioni minime richieste per competere crescenti in termini di dimensionamento, struttura, copertura territoriale nazionale e internazionale e volume di affari, requisiti quali certificazioni e accreditamenti, con una concorrenza crescente sui prezzi, costi e servizi.

Evoluzione tecnologica degli strumenti adottati, server dedicati ai clienti, teleassistenza, service esterno in collegamento, digitalizzazione, smaterializzazione, evoluzione della presenza sul web, nei social network, nei network di riferimento dei clienti.

Completezza del servizio offerto includendo anche consulenti legali con la presenza di avvocati interni, esperti di diritto e sicurezza del lavoro, diritto internazionale, esperti di finanza agevolata, di fondi di formazione, valutazione rischi, legislazione sul credito, tematiche relative alle procedure concorsuali e ristrutturazioni aziendali, accordi strategici con società esterne specializzate su tematiche particolarmente tecniche o non gestibili per via della specializzazione quali consulenze tecniche, organizzative, strategiche, gestionali.

Servizi a valore aggiunto: quali formazione continua al cliente, convegni, assistenza nelle tematiche doganali, registrazione prodotti all’estero, gestione dei brevetti dei clienti (dalla registrazione, alla gestione dei diritti di sfruttamento, alla assistenza per la protezione dalle imitazioni, registrazione di marchi e proprietà intellettuali).

Questi temi pongono da un lato l’esigenza di disporre di un controllo di gestione al fine di comprendere la marginalità per cliente e per tipologia di servizio, dall’altro la necessità di effettuare investimenti in Asset materiali e immateriali che devono però dare un ritorno grazie alla stesura di un piano di marketing strategico e di sviluppo dello Studio professionale.

Questi strumenti organizzativi e gestionali devono essere assegnati dal Direttore Generale dello Studio Professionale a nuove figure funzionali che ne gestiscano il controllo e i risultati – il Controller, il Direttore marketing – che costituiscono una sfida di innovazione organizzativa all’interno del tradizionale studio di Commercialisti.