Che sarà mai la verdura aziendale?

http://italians.corriere.it/2017/01/23/che-mai-sara-la-verdura-aziendale/verdura-aziendale

Nell’attesa di definire se “gli” la vincerà definitivamente contro il “loro” – e io non mi sento ectoplasma se uso “loro” anche quando parlo a più persone con la forma di cortesia, pur lasciando liberi gli altri di usare” gli”, così come a volte uso “egli” e non “lui”… Ecco un quesito semantico, più che grammaticale, che mi si pone sulla Via Flaminia in provincia di Viterbo: ma che diavolo sarà mai la “verdura aziendale”? Data un’occhiata al contesto non mi pare “l’orto aziendale”, forse sarà la verdura di un’azienda agricola? Ma per esprimere qualità non sarebbe meglio che fosse la verdura “dell’orto”? Mi attendo presto qualcuno che raccogliendo i cicorino selvatico metterà il cartello “verdura naturale” sulla consolare! Ah, l’anarchia della nostra lingua che riflette così bene la nostra allergia alle regole…

Marketing digitale e tradizionale: per chi ha successo non c’è differenza

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Il marketing digitale ha indubbi vantaggi rispetto a quello tradizionale, tra i quali i più importante è la disponibilità dei dati:

  • dati di analisi in tempo reale per misurare il mercato potenziale: il business di Google, di Amazon, di Trip Advisor, di iCoyote è la vendita di dati
  • dati sul mercato della comunicazione, degli influenzatori e della stampa, delle informazioni, i market place frequentati dal buyer potenziale,
  • dati immediati di misurazione dell’efficacia di ogni azione, di vendita, di comunicazione, di ricerca di relazioni

Tutto ciò consente di costruire un piano di marketing e di comunicazione “a ritroso” cioè partendo dal risultato voluto e dai dati disponibili e risalendo fino al prodotto/servizio, alla distribuzione, alla comunicazione, al prezzo e al posizionamento.

L’effetto più interessante del marketing digitale è stato quello di mettere in crisi il mercato pubblicitario complessivo che, oltre a spostarsi verso il digitale, si contrae perché non si va più a tentativi o a intuizioni, ma banalmente dai dati.

Ma c’è qualcosa di diverso dal marketing tradizionale? L’analisi della catena di valore dell’azienda che si propone di vendere un prodotto o servizio e di quella del cliente/consumatore potenziale è comunque un fattore critico di successo. Nel BtoB la mappatura e l’analisi di tutti i fattori critici del cliente potenziale, del profilo del buyer, della tecnologia, delle strategie del settore al valle, degli scenari, del rischio, dell’organizzazione di vendita e della sua efficacia sono e restano tutte attività critiche.

Semplicemente, in un mondo digitale, ci si accorge che l’aggiornamento del sistema prodotto/servizio e dell’efficacia dell’organizzazione e del piano di azione commerciale è più frequente poiché gli orizzonti temporali sono sempre più brevi, il riscontro immediato, la retroazione quasi istantanea, il controllo e l’aggiustamento sono in tempo reale.

Ma in fondo chi ha avuto successo non l’ha sempre fatto?

Noi vogliamo la qualità di un lavoro fatto a regola d’arte e professionale, ma non vogliamo pagarla.

http://italians.corriere.it/2017/01/09/49081/

Caro Beppe, a proposito della lettera di Marco Baronti (“Alessandro, 20 anni: a Londra visto e preso, qui invece…”, http://bit.ly/2i5yL4l ) e della tua risposta sulla necessità di fare attenzione nelle relazioni di lavoro, ho un episodio da raccontare. Un’amica qualche mese fa trova un annuncio di lavoro su un sito di annunci: una catena alberghiera inglese di lusso che aprirebbe un albergo a Milano. Poiché siamo stati colleghi di lavoro in passato, mi vuole citare come referenza e mi avvisa correttamente: e per sua fortuna! Il fatto sta che mi gira una mail con allegato un questionario da compilare con alcuni dati personali, e, osservando bene la grafica, i loghi, ma soprattutto notando errori di inglese – e più di tutto la richiesta di pagare un “fee” per il permesso di lavoro cosa che non si applica a un cittadino comunitario – mi viene più di un dubbio e la invito a telefonare direttamente a Londra. Inutile dire che sul sito inglese c’era il contatto diretto con l’ufficio personale, inutile dire che ovviamente rispondono sempre al telefono e a tutti, e purtroppo, inutile anche dire che era un annuncio falso, mirato a raccogliere dati e soldi in forma seriale. Ho rimproverato l’amica per aver creduto che su un sito così un marchio del lusso quel genere mettesse annunci di lavoro, a non aver guardato bene con attenzione il testo, la forma, le immagini, il contesto. E come dici tu, se ci fossero state, anche le facce dei personaggi. Sai qual è (anche) il problema? E’ che (soprattutto in Italia) nessuno vuol mai (e – col web e le app – più) pagare un servizio di un professionista, che sia una seria agenzia di selezione o immobiliare, un notaio scrupoloso o un avvocato corretto, un programmatore, un formatore o un traduttore certificati, un giornalista, un grafico o un consulente o un architetto qualificati. Noi vogliamo la qualità di un lavoro fatto a regola d’arte, ma non vogliamo pagarla.