Uscire dalla UE e dall’Euro per diventare extracomunitari.

http://www.corriere.it/lettere-al-corriere/14_marzo_19/Lega-e-M5S-_a765b27c-af2f-11e3-acd2-e7e31f2a922d.shtml

La Lega di Salvini e i grillini fanno fronte comune in questa campagna elettorale europea 2014 per uscire dall’Unione Europea e dall’euro. È curioso osservare che i nemici degli extracomunitari faranno una campagna elettorale mirata a diventarlo…

Russia: il continuo stop & go dell’apertura ai mercati mondiali

Russia: il continuo stop & go dell’apertura ai mercati mondiali

quel che sta succedendo in Ucraina è conseguenza a mio modo di vedere della situazione economica interna della Russia.

Seguendo come consulente aziende italiane, ho vissuto il continuo “stop & go” dell’apertura del mercato russo ai capitali occidentali. Tra la fine degli anni ’90 e il 2003 c’erano fiere a Mosca, aziende italiane che aprivano la sede in Russia o cercavano partner locali, un distributore o un agente.

Poi  a metà degli anni 2000 si è tutto fermato.

La politica degli oligarchi e di Putin, dopo anni di crescita sostenuta del PIL pur con mille contraddizioni (una popolazione che decresce, un reddito procapite stagnante e differenze sociali enormi, un livello di evasione fiscale oltre l’80% ) fu quella di chiudere di nuovo le porte ai mercati.

Alcuni settori furono dichiarati strategici e sostanzialmente nazionalizzati, gli investitori europei, anche italiani, hanno trovato dazi sempre più pesanti (che rappresentano ora la maggior parte delle entrate del bilancio russo), vincoli o addirittura blocchi e persino le fiere non hanno avuto più ragion d’essere.

Ma ecco che nel 2008 con la crisi mondiale la Russia si è bloccata di nuovo, anche perché il prezzo dei petrolio e del gas e soprattutto i consumi si sono affossati, i capitali scappati (e sono tutt’ora in gran parte all’estero), il rublo svalutato. Una Russia che comprese che il PIL deve formarsi nei settori più differenziati e soprattutto per mezzo dei servizi, del commercio, della tecnologia, dell’incremento dell’interscambio con gli altri Paesi. Che fare?

Via di nuovo con l’apertura, investimenti, banche anche italiane che tra il 2010 e il 2013 fanno operazioni  immobiliari, road show di presentazione, l’ICE di Mosca che pubblica opuscoli dal titolo “la Russia un grande Paese in crescita”. Ora di fronte a questa crisi ucraina e soprattutto all’idea di rifare in qualche modo un’area di influenza con le ex repubbliche sovietiche, ci si domanda se ci sarà di nuovo lo stop.

Lavorando con diversi corrispondenti dei miei clienti, la realtà del 2014 è quella di un reddito procapite che perde potere di acquisto soprattutto verso i prodotti tecnologici e di status internazionali , di una giovane classe media che vorrebbe come i coetanei parlare inglese, girare il mondo, e che non vede accrescere il proprio tenore, anzi, che di fronte ai miliardi spesi per Sochi si domanda se poi essi genereranno lavoro, crescita, sviluppo o piuttosto altri capitali che i soliti “amici” porteranno al sicuro nei paradisi fiscali.

L’impressione come avviene spesso con questi personaggi della storia, è che Putin voglia spostare l’attenzione dei russi dai problemi interni di un modello economico sociale e culturale in declino e la difesa dei fratelli di lingua russa in Crimea è un’ottima occasione.

Come per le primavere arabe, solo il tempo e la storia ci diranno chi prevarrà non tra Ucraina e Russia, o tra Europa e Putin: ma tra il desiderio di rifare l’impero sovietico e la voglia di vincere la sfida dell’apertura ai mercati.

Se Grillo vuole ancora più spesa pubblica

http://italians.corriere.it/2014/02/26/se-grillo-vuole-ancor-piu-spesa-pubblica/

Forse Beppe Grillo non ha del tutto torto a criticare la classe giornalistica italiana. Io non sono un giornalista anche se sarebbe stato il mio sogno. Ma se lo fossi, direi che l’incontro con Renzi ci ha consegnato una notizia, anzi la conferma di una notizia visto che alcune avvisaglie c’erano già state in occasione dei recenti scioperi del personale delle municipalizzate a Genova e a Firenze, e soprattutto a Roma. Grillo si definisce un conservatore: ed è questa la notizia, non il fumo di qualche battuta riuscita o meno, o lo spettacolo opportuno o inopportuno che ognuno giudicherà secondo le proprie inclinazioni politiche.

Conservatore e contrario a qualunque privatizzazione o dismissione di municipalizzate locali, di aziende di Stato e dei relativi servizi. Se quindi a Roma, per esempio, la locale municipalizzata dei trasporti crolla sotto i debiti (e il Comune è in stato di bancarotta tanto che deve intervenire lo Stato, cioè noi con le tasse) a causa della malagestione, della lottizzazione, del nepotismo, della corruzione sfociata addirittura nell’emissione di doppi biglietti del tram (con incasso da parte dei partiti) comunque essa di principio deve restare pubblica per il movimento cinque stelle. A Milano ATM ha migliorato e di molto l’efficienza affidando con gare pubbliche molto selettive linee extraurbane ad operatori privati che sono già nel settore con i viaggi turistici, che hanno personale specializzato e flessibile, che incrociano meglio i singoli settori e area geografica.  Ma i pentastellati invece vanno in direzione contraria: più Stato, più spesa, più politica nell’economia, e anche nella finanza, visto che propongono la ri-statalizzazione anche delle Banche. Quindi più tasse, più spesa, più debito, ancora di più del livello già asfissiante attuale.

Le opinioni politiche sono opinioni politiche: e i grillini propongono anche il reddito di cittadinanza dato a diversi milioni di cittadini, minimo 5 (i disoccupati e quelli che hanno rinunciato a cercarlo il lavoro), ma secondo alcuni calcoli anche otto, in luogo di un sussidio per 8 mesi dato solo a due milioni di disoccupati per otto mesi successivi alla perdita del posto. Quanto costa? Da 50 miliardi annui a 100 inclusi quelli che sono sotto la soglia e che già percepiscono la minima sotto i 1000 euro.

Anche abolendo gli F16 e i miseri investimenti in infrastrutture ferroviarie tanto invise ai grilli l’unico effetto, ancora una volta è più debito, più tasse, più spesa pubblica, più statalizzazione dell’economia.

Discutendo con un grillino di questi dati, egli mi risponde che “comunque saranno obbligati ad accettare lavori”. Da chi? Dai centri per l’impiego attuali gestiti dalle Province magari rimpolpati per gestire un numero quadruplo di sussidiati? Mi sa che i grillini non ci sono mai stati in questi centri. Ormai il lavoro lo fanno le agenzie private, questi centri sono l’ennesimo spreco pubblico che se non riesce ad occupare i due milioni attuali figuriamoci gli otto milioni del reddito di cittadinanza.

Ad ogni modo la notizia c’è ma nessun giornale la sottolinea: non basta un fisco che tu giustamente hai definito “molestatore”, la spesa pubblica oltre il 50% del PIL (dieci anni fa eravamo al 40%), lo Stato e gli enti locali spreconi arraffoni invadenti. I grillini ne vogliono ancora di più.