La lingua ha le sue regole, ma da buoni italiani le disattendiamo

La lingua ha le sue regole, ma da buoni italiani le disattendiamo

Caro Beppe, trovo molto accattivante la discussione lanciata sul “piuttosto che” da Giacomo Lariccia (“La battaglia contro il “piuttosto che” – http://bit.ly/1v3EN5i ). Finalmente un argomento interessante e coinvolgente! Schiere di italians che prendono le parti di talune locuzione avverbiali in sfavore di “talaltre” (ma si potrà scrivere unito, tal altre?) congiunzioni subordinanti. Si attende poi una discussione ogni mese. Il prossimo lanciamo una tenzone: le fricative labiali contro le palatali. Scherzi a parte, è chiaro che la lingua ha regole, ma da buoni italiani le disattendiamo spesso, come nel caso degli gnocchi o degli pneumatici, per non parlare dell’apertura e chiusura delle vocali al nord piuttosto che al sud (in modo misto, senza regola geografica) o delle “esse” sibilanti che fanno impazzire gli studenti stranieri che non capiscono quando al sud qualcuno dice “casa” o “cassa” e impediscono a quelli meridionali di pronunciare diversamente in inglese la pace (peace) dai piselli (peas). Non potremo mai evitare che la lingua muti, sia parlata male e con errori grossolani, se ha la laurea Di Pietro, figuriamoci i famosi “apripisti” di Tomba: rassegniamoci e non prendiamocela. E non dimentichiamo che la flessibilità della nostra lingua rende certi modi di dire unici: “scendimi il bambino che lo gioco”, ovviamente a condizione di sapere perfettamente senza essere talebani che quel verbo NON è transitivo. A volte invece si rendono poeticamente o crudemente concetti volutamente sbagliati: “è stato suicidato” è un esempio bellissimo. La signora Laura Sironi (“Contro i talebani della lingua, viva la libertà di espressione!” – http://bit.ly/1ANMjor ) forse è meglio che non citi Muccino e altri registi peraltro accomunati dal fatto di pensare che far parlare male e spesso in modo incomprensibile gli attori renda di per sé il film un’opera d’arte: si metta il cuore in pace e si ricordi che qualcuno – e quel qualcuno è Alfred Hitchcock – ha detto che i film non devono essere verosimili, né credibili devono apparire i personaggi, poiché se la gente volesse vedere la realtà non avrebbe certo bisogno di andare al cinema.

E-book: uno scarso successo in Europa.

Ebook: in Europa scarso successo

Settimana scorsa chiacchierando con un caro amico, Carlo Oxoli, figlio del titolare di una delle più importanti librerie indipendenti di Milano, http://www.lirus.it/, non so se sarcasticamente o seriamente mi ha dato una risposta sibillina che mi ha molto colpito: “se gli editori e il sistema avessero investito un decimo nei libri tradizionali di quello che hanno investito negli ebook, ci avrebbero guadagnato dieci volte”. In effetti non ha torto: il New York Times pubblica una statistica impietosa che riguarda tutta Europa e che mostra un tasso molto ridotto di crescita dell’e-book – http://www.nytimes.com/2014/11/13/arts/international/in-europe-slower-growth-for-e-books.html?_r=1
Lo stesso libraio mi ha anche fatto vedere un grafico sulle vendite di vinile nel 2014. Un boom. Altro che e-book. La mia impressione è che con gli e-book si voglia vendere a uno che è abituato a girare in moto per passi alpini e appenninici quando non le highlands scozzesi o i fiordi della Norvegia, un videogame con simulazione di guida di una moto con tanto casco dotato di video di esperienza virtuale. Noi lettori invece vogliamo sentire il “vento”, lo stesso che sfoglia le pagine di carta. E il mio sospetto, se non certezza, è che si spinga per l’e-book non perché si creda veramente che il lettore medio voglia girare con la “lavagnetta luminosa” ma semplicemente perché gli editori ci guadagnano di più a mettere on line file da scaricare a pagamento piuttosto che a scommettere su uno scrittore, rischiare e stampare e a fare magazzino di carta.

Riforme e annunci

http://www.corriere.it/lettere-al-corriere/14_novembre_25/Riforme-e-annunci-_e631cd68-746b-11e4-ab92-90fe0200e999.shtml

Sono 4 anni che i governanti italiani ci annunciano la ripresa, il calo della pressione fiscale e la crescita dell’occupazione sempre fra due anni… Buon ultimo il ministro dell’Economia Padoan, il quale ha dichiarato che la crescita è ferma ma «le riforme si faranno sentire entro due anni». Sembra abbiano fatto scuola anche nello sport se alla Ferrari si prevedono risultati nel 2016 e Thohir parla di attendere risultati dall’Inter nel 2016!

Il Direct Marketing verso le aziende clienti: non basta un elenco o un bel sito.

http://www.cedec.it/notizie/il-direct-marketing-verso-le-aziende-clienti-non-basta-un-elenco-o-un-bel-sito

Sul mercato dei servizi per aziende, si sviluppano sempre più gli strumenti per la ricerca di clientela, per la selezione delle aziende obiettivo, per il monitoraggio delle azioni di promozione, di invio mailing e di gestione del “ritorno” o del riscontro delle azioni del direct marketing.

I CRM, o Customer Relationship Management, cioè strumenti informatici di gestione della relazione con il cliente attuale e potenziale, sono sempre più incorporati nei programmi gestionali della aziende e consentono anche di gestire l’azione commerciale su elenchi di clienti potenziali, estratti da liste in vendita provenienti dalle varie fonti o elenchi di clienti aziende per i quali in passato si sono prodotti solo preventivi o quotazioni senza vendite effettive

Per mercati particolarmente complessi, esistono strumenti come il “data mining” in crescita verticale e gestiscono la massa enorme dei dati. Questi programmi sono stati sviluppati e adattati al telemarketing per consentire raffinazioni, selezioni, azioni mirate, ma anche e soprattutto analisi statistiche che guidano il responsabile del marketing e quello commerciale nel comprendere quali sono i dati di mercato rilevanti per le azioni di spinta commerciale.

Poiché il web è per eccellenza in questo momento il market place più efficace e diretto per l’azione commerciale, anche società che si occupano di siti web, di grafica pubblicitaria, società di sviluppo e design di siti web, implementazione di strumenti di commercio elettronico e vendite on-line si sono messi a vendere una certa attività di promozione soprattutto verso obiettivi quali l’internazionalizzazione. Si tratta di azioni di web marketing che per molti dei loro clienti equivalgono quasi al 100% delle azioni di marketing rivolte verso il mercato potenziale.

Queste software house o studi grafici pubblicitari e di comunicazione lavorano moltissimo con clienti che si rivolgono al pubblico. La tipicità dell’impresa italiana non è però quella del BtoC, le vendite verso il consumatore, il privato. Ciò che fa del tessuto produttivo del nostro Paese la seconda potenza industriale dell’Europa, secondo solo alla Germania, ma primo in termine di numero di PMI, è in larghissima parte la presenza in Italia di realtà industriali e di prodotti e servizi dedicate ad attività rivolte verso altre imprese.

L’errore è dunque spingere per ossessionanti indicizzazioni nei motori di ricerca o versioni grafiche di siti per dispositivi mobile forti di dati su un aumento nel 2014 dal 20 al 40% dei navigatori che utilizzano un cellulare per navigare in rete. Le statistiche tengono conto però anche del consumatore finale il quale ha un’ottica completamente diversa e spesso opposta a quella del buyer (responsabile acquisti) cui le aziende BtoB si rivolgono per vendere i propri prodotti, il quale sul sito internet vuole trovare chiarezza e immediatezza di informazioni.

Gli attori del mercato, che siano società di web marketing, che siano enti di promozione camerale o fieristico, che siano venditori di indirizzi, elenchi, di servizi di temporary managerment, o promotori commerciali tendono a vendere contatti, opportunità di incontro, informazioni destinate a sviluppare la loro attività a prescindere dall’analisi di quella del cliente.

L’esperto del prodotto e servizio della realtà specifica dell’azienda è, e resta, l’imprenditore.

Il Consulente affianca l’imprenditore e il suo responsabile commerciale nella individuazione e scelta coerente di tutti gli strumenti di analisi, controllo, presidio e sviluppo del mercato. Il Direct Marketing è tale, cioè diretto, non in base alla quantità, ma alla qualità dei clienti potenziali selezionati, segmentati e analizzati e delle azioni sul mercato, dalla comunicazione, alla promozione, alla definizione del prodotto/servizio fino al posizionamento del prodotto.
L’analisi del perimetro, della concorrenza, del mercato competitivo, dei punti di forza e debolezza della azienda cliente, delle opportunità e minacce di mercato completano la consulenza di Cedec e sono alla base della pianificazione delle attività di azione sul mercato

Investimenti e tagli per la crescita

http://www.corriere.it/lettere-al-corriere/14_dicembre_09/Investimenti-e-tagli-_e7b42b36-7f6a-11e4-92ce-497eb7f0f7a3.shtml

Dopo il taglio del rating da parte di S&P, appare ancora più chiaro come ai mercati non basti tagliare qua e là le tasse. Occorre invece usare ogni risorsa per gli investimenti tagliando in modo deciso la spesa pubblica. Ma questo sarà mai chiaro a Renzi e a Padoan?