Viva i libri “impegnativi”

Viva i libri “impegnativi”

Caro Beppe, non sono convinto fino in fondo dal tuo pezzo “Perché tanti italiani non leggono libri?” ( http://bit.ly/1dcZLwu ) uscito in occasione della giornata mondiale del libro. Sottoscrivo il 99%, ma chi non legge libri perché legge altro non è un lettore, e abbassare il livello o cercare di scimmiottare il ritmo e l’interattività di un computer connesso a internet, far parlare il libro come un attore romano di una serie televisiva, per avvicinarsi alla realtà, non convincerà la gente a leggere sulla carta, semmai farà perdere altri lettori, cosa puntualmente avvenuta negli ultimi cinque anni, poiché questo hanno fatto gli editori. Quanto poi ai libri “impegnativi” che spaventerebbero i lettori, gli editori devono capire che la gente non può buttare via 17 euro per 200 paginette scarse scritte larghe e usa e getta. Al contrario a mio modo di vedere – e posso sicuramente sbagliare – più è impegnativa, ambiziosa, corposa l’opera (ma scritta bene, scorrevole, immediata nella lettura) e più l’acquirente del libro avrà impressione di aver speso bene i soldi e penserà a quel libro come a un film che ci soffermiamo a guardare ogni volta che passa sullo schermo, anche se l’abbiamo già visto decine di volte. Se c’è chi preferisce le avventure all’amore per sempre, insomma, non è che rendo più affascinante l’amore trasformandolo in una scappatella, poiché quella c’è già. E l’amore per il libro è da sempre e per sempre e incondizionato. Non è per tutti? E’ per pochi fortunati? Vive la différence!

Turchia: non delusione. Disillusione.

Turchia: non delusione, disillusione

Caro Beppe, riguardo alla Turchia, non capisco quale sia la delusione di cui parli, forse c’è solo in chi si era illuso, questo sentimento ora più disincantato. In primo luogo le istituzioni comunitarie (“La categoria della delusione” – http://bit.ly/1JMmAle ). Io sono europeista al 101%: ma proprio per questo so riconoscere in pochi istanti ciò che può essere patrimonio comune, e qui c’è molto poco. E’ uno stato laico rispetto agli altri stati islamici? Ma non si tratta di popolazioni arabe, il paragone non regge. A delusione preferisco disillusione come termine, quando si tratta come in questi casi di fare i conti non tanto con la realtà, ma con una visione idealista del mondo. Si tratta senz’altro di un Paese vicino alla cultura europea storicamente, ma pensare che avrebbe abbracciato baldanzosamente i parametri “occidentali” sui diritti civili delle minoranze (gay perseguitati, donna ritenuta inferiore, altre religioni malamente tollerate) e umani è stata la grande baggianata degli eurocrati. E’ un Paese in crescita verticale economicamente, e si spera che la crescita del tenore di vita e la modernità porteranno le prossime generazioni a riconsiderare la propria scelta di dare una maggioranza assoluta a un Erdogan che, pur eletto democraticamente, apre e chiude i giornali a suo piacimento, arresta oppositori politici, oscura i siti di libera espressione d’opinione e la cui moglie è andata in Europa (e non si sono sentite voci di protesta) a dire che la donna è inferiore, destinata a figliare e sottomessa all’uomo. E pertanto è giusto che le figlie femmine siano private dell’eredità in favore dei figli maschi. Tornando oggi in Turchia a distanza di dieci anni, anche solo a Istanbul (per non parlare della provincia profonda) si nota intolleranza crescente per il consumo anche modico di alcol, la progressiva islamizzazione di ogni ambito sociale il tutto volto a ritornare a dominare culturalmente i Paesi ritenuti vicini. Non quelli europei. Quelli del nord Africa e mediorientali. Di religione musulmana.