G. B. Shaw, la politica e l’ufficio postale

http://italians.corriere.it/2018/02/17/foto-36/

Crimine organizzato

Caro Beppe, cari Italians, se vi trovaste in un centro cittadino sconosciuto e chiedeste a un passante “Scusi sa se c’è un ufficio postale qui in zona?” che tipo di risposta vi aspettereste? Sicuramente non una risposta come: “La ringrazio per la sua domanda perché mi dà l’opportunità di parlare della mancanza di cultura digitale nella popolazione italiana, largamente incapace di usare un cellulare connesso a Internet e inserire le parole ufficio postale in qualunque app, google maps inclusa, ottenendo ubicazione e percorso”. Ma neanche una risposta di questo genere: “La domanda è mal posta: non è necessario che io sappia dove si trovi il più vicino ufficio postale: il punto è come mai non lo sa lei che non si è informato prima”. E tanto meno una risposta come segue: “io conosco benissimo le ubicazioni di ristoranti, alberghi e persino di bar e caffetterie, e sto studiando anche quelle di sportelli bancari, assicurazioni, commercialisti e consulenti del lavoro. Non mi pare poco: come mai non mi ha chiesto queste?”. Eppure, dopo lunghi e approfonditi – e strapagati! – consulti con esperti di comunicazione, guru o sondaggisti ed espertoni di marketing elettorale, pare proprio che i politici abbiano, dopo lungo training specifico, imparato a rispondere solo così. Ed è questa la disonestà più imbarazzante: quella intellettuale. Le vittime sono i giornalisti, i quali se non vengono criminalizzati dai politici stessi e viene gentilmente concesso di porre loro domande, ne ottengono risposte di questo conio, e vengono accusati anche di non aver ribattuto alla recita del politico, ribadendo la domanda: “Non ha risposto: c’è o non c’è un ufficio postale? Lei lo sa o non lo sa?”. Ma come diceva Mark Twain: “A honest politician is an oxymoron”, o se preferite questa, molto attuale oggi in Italia, di G.B. Shaw “He knows nothing; and he thinks he knows everything. That points clearly to a political career”.

Gli elogi del cliente valgono una striminzita sufficienza: Odifreddi ha torto.

Trip Adv Feb2018

In questa recensione, la cliente si slancia in elogi e poi dà alla struttura alberghiera, tre pallini su cinque, una sufficienza: con il rischio di allontanare altri clienti stranieri, ma anche italiani, visto che soglia di attenzione alla lettura è dimostrata essere molto bassa.

Questa recensione di Trip Advisor ci dice molto sul fatto che le percezioni umane sono tutt’altro che razionali. Non esiste una realtà unica, non esiste una vera scala semantica condivisa e misurabile quando si parla degli esseri umani, checché ne dica Odifreddi, quando sostiene che tutto ciò che esiste debba essere misurabile o razionalizzabile.

Perciò, il valore, che è ciò che siamo disposti a perdere per vivere l’esperienza di un prodotto o di un servizio, è qualcosa di solo parzialmente sondabile e paragonabile con il prezzo che siamo disposti a pagare, e il metro di giudizio, l’unità di misura della felicità, è qualcosa di veramente insondabile.

E la cosa interessante è che per quella cliente e molti altri è così. Ed è qui che le aziende vere, gli imprenditori veri, riescono a trovare le nuove nicchie. Nuovi gruppi di consumatori e clienti che non ragionano con il metro degli altri.