Cercasi consulenti che risolvano i problemi, di venditori ne abbiamo già troppi

LETTERA E ora tutti consulenti… Il welfare e la tassazione da Stato ‘leviatano’

Nel mio lavoro, quando un’azienda mi chiama, è perché l’imprenditore non ce la fa a risolvere un problema; è il lavoro del consulente aziendale. Curiosamente, negli ultimi tempi sono diventati tutti consulenti. Se vuoi vendergli qualcosa, subito gli italiani si irrigidiscono e non si dice più venditore: tutti si travestono da consiglieri. Hai questo problema? Ecco la soluzione! Che consiglio ti ho dato! Se però mi presentassi dal cliente a dirgli che il mondo una volta era meglio, che il consumatore comprava tutto e ora è più furbo e infedele, i concorrenti scorretti e i collaboratori inefficienti e lo Stato ingordo, mi manderebbe via subito: per aprire il “cahier de doléance” non c’è bisogno di pagare un consulente. In questi giorni la cosa più grave che emerge è che i politici attuali, tutti, nessuno escluso, da gretti venditori non solo non risolvono i veri problemi ma li ignorano in modo intenzionale, semplicemente perché non sono capaci di risolverli, o non lo sono stati, come è avvenuto per chi ha governato recentemente. Qual è il nostro problema? A me è chiaro: abbiamo un modello di Stato sociale; come facciamo a farlo sopravvivere? Non ci possiamo più permettere una tassazione da Stato ‘leviatano’, e però quelle entrate ci servono per tenerlo in piedi. Negare che la tassazione e la spesa pubblica siano eccessive, che in passato lo sono state e infatti ci siamo troppo indebitati e non dobbiamo farlo più, che sia spesa inefficiente ed eccessiva nella parte corrente, mentre insufficiente nella parte degli investimenti e infrastrutture, e che si possa risparmiare molto essendo capaci di farlo, negare tutto questo non è il modo di risolvere il problema. Tutte le altre strade non risolvono il problema, Euro o non Euro, Europa o no, il problema resta. E’ difficile il problema? E certo! Se non fosse difficile non sarebbe un problema. Di venditori politici ce ne sono d’avanzo: c’è qualche vero consulente in giro? Si faccia avanti. Ora o mai più.

Bisogna stare molto attenti perché Scipione ci investirà violentemente, ma il ciclone russo se ne sta in agguato.

LETTERA È il meteo o che?

weather report

Le previsioni del tempo hanno assunto toni epici ed epocali, tipo cronaca della battaglia di Salamina, di Filippi o di Waterloo. Non ci credete? Qui di seguito riporto un testo preso da uno di quei siti internet delle previsioni del tempo trovato mentre cercavo di capire se domenica avrei potuto fare una lunga camminata nella bassa lombarda verso l’Abbazia di Morimondo e tornare asciutto.

“La dinamica dell’arrivo dell’anticiclone africano è da manuale; una bassa pressione dall’Atlantico settentrionale scenderà di latitudine andando a collocarsi nei pressi del Portogallo, da qui Scipione verrà richiamato dal deserto del Sahara dove sostava, e alimentato da masse d’aria calde e più umide comincerà ad invadere il Mediterraneo e quindi l’Italia già nel corso di Sabato 26 Maggio.

Ma attenzione, questa situazione potrebbe non durare così a lungo, infatti i dati che provengono dal centro meteorologico americano indicano che la posizione anomala di un campo anticiclonico presente tra la Scandinavia e la Russia invierà verso l’Europa un minaccioso centro di bassa pressione che muovendosi con moto retrogrado punterebbe a raggiungere l’Italia proprio verso fine mese, riducendo la fiammata africana di Scipione soltanto alla durata di qualche giorno.”

Dunque riassumendo: Scipione che se ne stava in agguato e ora infiamma le giornate e mi raderà al suolo e rischia di bruciarmi vivo, ma il minaccioso ciclone russo chissà cosa ne combinerà, magari un turbine mi lancerà in aria e mi ritroveranno solo con il prossimo raccolto di trebbiatura. Speriamo vivo: ma male che vada mangio gli asparagi selvatici e le more di gelso che è stagione!

Ghost writer: perché l’autore sulla copertina del libro non è chi l’ha scritto.

Books

Discutendo con un piccolo editore del settore libri di narrativa e saggistica è emerso che una buona parte dei libri che leggiamo non sono scritti dagli autori riportati in copertina. Di molti nomi si vocifera da tempo e sono notissimi, ma ce ne sono di insospettabili. E’ un fenomeno storico, ma la quota però cresce in modo costante insieme al dato di progetti editoriali come quello di Elena Ferrante, pseudonimo dietro al quale non si sa chi ci sia.

E’ un dato sorprendente anche per me che ho steso diversi testi di management e organizzazione per conto di società e professionisti che hanno usato il libro come strumento e contenuto di comunicazione.

In questo caso, nelle collane di libri di impresa, ci sono ottimi motivi per farsi scrivere un libro da un ghost writer: spesso ha doti narrative maggiori, spesso è più legato alla forma, allo stile, che ai contenuti, spesso l’autore sulla copertina è un professionista, un manager, uno stilista, un personaggio affermato, grande comunicatore, ma scrivere un libro, seguire una traccia narrativa, capire come viene percepito da chi legge – cosa diversa da chi ascolta – è una dote diversa.

Poiché lo story telling aziendale come genere si è affermato, il libro scritto a quattro mani, da un autore specializzato e dall’imprenditore e fondatore di un’attività è stato sdoganato ed è a tutti noto.

Ma perché un romanziere, un autore di narrativa, un personaggio televisivo dovrebbe fare il “venditore” del libro in modo migliore rispetto a chi l’ha scritto? Perché secondo gli editori l’autore sconosciuto o magari poco televideofotowebgenico sarebbe inadatto a firmare il suo libro? Forse perché serve lo scrittore ideale per il libro ideale e il lettore ideale e se non corrisponde a ciò che già c’è bisogna inventarlo.

Se ci pensiamo bene anche quando definiamo un prodotto o un servizio ideale, stiamo parlando di qualcosa che non esiste e che non deve esistere perché deve costantemente tendere all’ideale. Il costo ideale, il prezzo ideale, le caratteristiche ideali, le prestazioni, il design, i requisiti e il valore ideale.

L’unico modo per mantenere un mercato e raccogliere continuamente i dati per confrontare il reale dall’ideale. Ed è là, dove c’è differenza, che ci sono opportunità di mercato!

 

L’analisi del mercato è l’unica mappa per orientarsi nel business

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In fondo tutte le imprese sono Start up.

Alcune perle del libro:

  • L’analisi di mercato è l’unica mappa per orientarsi nel business
  • Trovatevi un direttore finanziario: non se ne può occupare l’imprenditore ma la liquidità e la marginalità effettiva vanno gestite, o finisce la storia
  • Mantenete sempre una mentalità start up e create un team
  • Perseguite obiettivi che non siano solo economici e a breve