
A partire da settembre 2023 è attiva la nuova piattaforma Siisl, Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa, sviluppata dall’Inps, istituita dal Ministero del Lavoro, e che attiva percorsi di ricerca del lavoro e rafforzamento delle competenze.
Come è noto, obbiettivo della piiattaforma sono le politche attive del lavoro per coloro che percepivano il vecchio Reddito di Cittadinanza che non è stato più erogato e che hanno dovuto iscriversi al portale (190 mila adesioni circa a luglio 2023), ma che sono ritenuti idonei al lavoro. A partire dal 1 gennaio 2024, si sono aggiunti i beneficiari dell’assegno di inclusione. All’interno offerte di lavoro, corsi di formazione e tirocini, progetti utili per la collettività e altri strumenti di politica attiva per il lavoro, oltre a informazioni sullo stato di erogazione del beneficio e sulle attività previste dai percorsi personalizzati.
I dati che questi cittadini in cerca di occupazione inseriscono vengono inviati automaticamente ai centri per l’impiego oltre che alle Agenzie per il lavoro indicate (quindi anche l’intermediazione privata) dove il beneficiario deve sottoscrivere il Patto per il servizio personalizzato e aderire a un programma di politica attiva. Con l’avvio di una qualsiasi delle politiche attive, inclusi formazione, tirocini, progetti utili alla collettività o altro, ha anche inizio l’erogazione del beneficio mensile per la durata del corso o dell’attività, per un massimo di 12 mesi.
Quale bilancio dopo 12 mesi dall’avvio? Che ne è stato di questi (buoni) propositi?
In un articolo del Corriere La formazione per i poveri senza lavoro? Aiutati solo in 96 mila (e nessuno sa quanti abbiano trovato un’occupazione) | Corriere.it il bilancio dopo un anno non sembra essere molto esaltante a partire dai 150 milioni spesi su 1.5 miliardi stanziati. Obiettivo delle politiche attive è la riqualificazione delle risorse umane. Ebbene il rischio è che molti abbiano rinunciato poiché comunque con l’assegno non riescono a formarsi senza lavorare. E sono stati solo 86 mila i cittadini oggetto di questa formazione per la riqualificazione.
Certo, cinicamente, si dirà che in un attimo sono svaporati tutti i percettori del reddito di cittadinanza che contemporaneamente facevano un lavoro in nero e soprattutto che lo Stato per le poliche spendeva 5 miliardi e ora quasi zero. Ma non è certo questo l’obiettivo e lo spirito della legge introduttiva del SIISL: era invece di formare gli occupabili e rispondere ale pressanti richieste del mercato del lavoro nel quale mancano cronicamente 800.000 figure di vario tipo. E non parliamo delle figure più qualificate e formate, ma anche semplicemente di commessi, elettricisti, autisti, magazzinieri, panificatori, addetti del magazzino, ma anche molte altre posizioni in molti settori per le quali è sufficiente qualche mese di formazione.
Una cosa è certa: non ci sono ancora dati e sarebbe utile diffonderli per capire anche noi studiosi a fondo e magari far partecipare anche le aziende alla piattaforma, in modo da far caricare le posizioni aperte e già che ci siamo fare entrare anche i candidati: se è un market place per il lavoro che sia unico ma completo non mediato.
Questo avviene in Germania con il portale https://www.arbeitsagentur.de/en dove, neanche a dirlo parlando di tedeschi, ogni tipologia di lavoro, mansione, compito sono accuratamente classificati e quindi “incrociabili” al fine di far incontrare la domanda di lavoro delle imprese con l’offerta di competenze dei lavoratori e, dove vi fosse un gap, ecco che deve intervenire chi utilizza le risorse della formazione per le politiche ative.
Quindi il primo anno poco e male. Abbiamo risparmiato soldi che andavano sprecati con il Reddito di Cittadinanza cui non veniva abbinata né la riqualificazione né la ricerca di opportunità (placement): i dati del mercato del lavoro sono buoni, il tasso di occupazione arrivato a 63%, ma questa è la strada se vogliamo arrivare alla media europea (75%). E in Europa siamo buoni ultimi, soprattutto nell’occupazione femminile, come spiega questo articolo de Il Sole 24 Ore L’Italia resta ultima in Ue per tasso di occupazione, soprattutto femminile – Il Sole 24 ORE.
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